LO FAI TU? Cinque anni di autogestione!

Lo fai tu?” è la domanda che incalza in Libera, canzone con cui i The Club Swing Band raccontano la Libera Repubblica di San Lorenzo e il suo sogno, la sua aspirazione, la sua necessità di autogovernarsi.
Una domanda che è anche una provocazione giocosa. Perché ogni sfida deve avere una parte di leggerezza, di gioia e di fantasia per potersi sollevare sopra una città che soffoca di case sempre più piccole e costose, sopra il vuoto dei contenitori della movida, sopra il buio delle sale slot e la monotonia delle loro luci a neon, sopra le voragini scavate nel suolo per gettare fondamenta di palazzi di mini-appartamenti e loculi claustrofobici.

La necessità di tornare a respirare, con la bocca, con le orecchie, con gli occhi e con il cervello, ci ha spinti cinque anni fa ad occupare l’ex Cinema Palazzo insieme a un quartiere stanco dei troppi soprusi della speculazione e della politica. Volevamo – nel nostro piccolo – restare umani come ci insegnava Vik, la cui morte ci colse proprio durante il primo giorno di occupazione.
Con il suo sguardo nel cuore abbiamo dato vita alla Sala Vittorio Arrigoni e al Nuovo Cinema Palazzo, rilanciando la reale possibilità di vincere una battaglia contro speculazioni economiche ed edilizie: qui il CasiNò non si fa!

Ed ecco tornare quel “lo fai tu?”, che in modo semplice svela il ribaltamento grazie al quale quel 15 aprile, come nei giorni successivi, abbiamo sottratto uno spazio a un destino tremendo e con esso molto altro. È il meccanismo con cui ogni giorno rinasce e si difende dall’attacco costante cui è sottoposta la nostra capacità decisionale, è l’unica reazione positiva possibile, è un processo, è l’autogestione. La fai tu!

Oggi, cinque anni dopo quel 15 aprile 2011, il gioco d’azzardo continua a mietere vittime, i palazzinari continuano a speculare, la politica porta avanti il suo folle progetto di distruzione della città intesa come luogo delle relazioni e del tessuto sociale – unico vero antidoto alla povertà, all’esclusione, all’emarginazione, alla criminalità e alle mafie.
Un deserto che si espande con la vendita degli edifici pubblici o la loro concessione a privati tramite bandi tutt’altro che trasparenti; che si inaridisce con l’evidente sfruttamento del volontariato come strumento per tappare i buchi dell’amministrazione; che si insidia chiudendo un occhio di fronte alla negazione di diritti come quello alla casa, al lavoro, alla dignità.
Il tutto farcito dall’insopportabile mantra del “decoro”.

L’autogestione non presuppone rapporti di mera sussidiarietà, ma capacità e pratica decisionale. Se da una parte c’è la Roma dei commissari che prevarica sui cittadini ed attua politiche mirate esclusivamente a “saldare” il debito del Comune, dall’altra c’è la Roma Comune, quella degli spazi reali di cittadinanza e di realizzazione di diritti, quella cui si intima lo sgombero con un linguaggio brutale che equivale ad una minaccia, quella che lo scorso 9 aprile ha risposto agli attacchi sfilando per le strade di San Lorenzo.

Un corteo che, insieme alle molteplici iniziative che in contemporanea hanno rivitalizzato i territori e i quartieri di Roma, ha un’altra volta gridato che Roma Non Si Vende e che Decide la Città, con la scrittura di una Carta di Roma Comune: un documento che, con processi di costruzione collettiva, fornisca gli elementi base per governare la città con princìpi che oltre il pubblico e il privato riconoscano il comune.
Un corteo che voleva sottolineare che la città è anche nostra, da vivere e da trasformare secondo i desideri, le pratiche e le intelligenze di chi la vive. La città è una palestra, è uno spazio sociale che produce cultura, è un’ associazione che lavora con il disagio mentale infantile, è un fazzoletto di verde strappato all’incuria e al cemento. Spazi di condivisione e collaborazione in connessione tra loro, spazi di relazione, di creazione, di invenzione, di pratiche e di agire un collettivo. In una parola: comunità.
Oggi questa comunità è sotto attacco da parte delle logiche finanziarie della gestione straordinaria e commissariale della città. Allo strapotere delle dinamiche speculative anche su scala globale, la vera opposizione cresce dal basso, negli spazi che abbiamo sottratto, riconquistato e riconsegnato alla nostra città attraverso forme quotidiane di autogestione e riappropriazione di ciò che è comune.

L’autogestione, ai tempi di Tronca, viene deliberatamente cancellata in ogni suo aspetto, in un tentativo senza precedenti di desertificazione della città e delle relazioni che l’hanno tenuta in vita negli ultimi decenni.

È per questo che sentiamo il bisogno di riportare in una narrazione comune il risultato, il frutto di questi esperimenti in termini politici, sociali, di produzione.
L’autogestione e i suoi esperimenti non rappresentano un modello ma piuttosto una formula: ci teniamo a specificarlo ogni giorno nella diversificazione delle relazioni che costruiamo e che permette di restituire ad ognuno di noi, seppur con ramificazioni diffuse ed estese, senso di centralità, possibilità, capacità, e responsabilità.

L’ambizione è quella di produrre un momento di riflessione su come diffondere e raccontare alla cittadinanza questi esperimenti di autogestione, permettendo a tutte le componenti di trarre dall’assemblea un punto di forza, immaginare nuove prospettive da mettere in comune, con l’obiettivo ultimo e dichiarato di implementare le reti territoriali, agire e determinare il cambiamento in città.

Sabato 16 Aprile 2016 @ Nuovo Cinema Palazzo Piazza dei Sanniti | San Lorenzo
Assemblea pubblica “Esperimenti di autogestione”
Quali i modi vivere e reinventare la città affermando i nostri desideri?

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