In principio fu D.M.

Testo e regia di Giovan Bartolo Botta
Anteprima: Domenica 14 dicembre 2014 ore 21.30
con Davide Grillo, Silvio Impegnoso, Flavia Martino, Lorenzo Marziali e Giovan Bartolo Botta


Nel principio dio creò i cieli e la terra. Ma questi sono affari suoi. In principio fu D.M. La dea del teatro osservò la situazione e vide che era cosa buona e giusta. Indi scisse D. da M. e fece dono loro di un copione teatrale. Osservò la situazione e vide che era cosa buona e giusta. Da una costola di D. creò Daniele, da una costola di M. creò Massaro. Osservò la situazione e capì di non essere onnisciente né onnipotente. Rimescolò il brodo primordiale e ricomparve D.M. La dea del teatro osservò e vide che era un grosso errore. Cominciò a recitare, non ci pensò più, ci dormì sopra, si trovò un’agenzia dello spettacolo, cominciò a frequentare party per attori dove si discute unicamente di provini per attori. Dopodiché ci pensarono gli altri. Gli attori.

Una messa in scena che tenta di trasudare climax da secondo anello curva Maratona. Gli attori brancolano nel loro ufficio simbolico smussando i lati tramite fissità. Fanno tutto loro. Il lavoro sporco come quello pulito. Il bello e il cattivo tempo. Comprese le mezze stagioni. Luci accese in sala, tanto per ammiccare a un Brecht mai domo. O forse meno ancora. Autosufficienza attorale pura e omeopatia tecnologica. Come ai tempi che furono.

In principio fu D.M.” mette in primo piano le vicende grottesche di un agenzia di spettacolo i cui dipendenti hanno un solo scopo, piazzare i propri clienti/attori per poter scalare un assurda classifica interna ed evitare il licenziamento.

Un gioco surreale e ironico in cui l’unica regola è “nessuna regola”, ogni sotterfugio, espediente e macchinazione sono consentiti per scavalcare i propri colleghi, emergere vincere e sopravvivere.

Una commedia dai ritmi serrati e dalla messa in scena scarna ed essenziale dove gli attori, senza l’ausilio di effetti di luce, costumi e scenografia, tirano le fila di un racconto tristemente attuale in cui l’ossessione del lavoro, qualsiasi esso sia, diventa l’unica speranza di sopravvivenza, l’ultimo baluardo a cui aggrapparsi con tutte le proprie forze a discapito di tutto e tutti.

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