“GALGHI” – “LA BARCA”

Concerto di presentazione dello spettacolo che sarà in scena il 26 giugno ed il 2 luglio nell’Auditorium della Filarmonica di Roma.
 Con: Badara Seck e la Penc
Rocco de Rosa

In collaborazione con: Salotto africano, Centro Ararat, Centro culturale Kurdo

 SABATO 7 GIUGNO – ore 21:30

Il Nuovo Cinema Palazzo, in vista della messa in scena prevista a fine giugno all’Auditorium della Filarmonica di Roma, è lieto di ospitare una serata-concerto a sostegno del progetto “Galghi”: un racconto musicale in tre atti – ideato da Badara Seck e diretto da Ferdinando Vaselli – in cui i protagonisti (attori e rifugiati) percorrono un viaggio tra musica, danza e teatro sui barconi che portano dall’oceano al mediterraneo.
Per presentare lo spettacolo, sabato 7 giugno, il Nuovo Cinema Palazzo propone il concerto di Badara Seck e la Penc e Rocco De Rosa, accompagnato da letture di estratti dello spettacolo

Badarà Seck: cantante griot (“cantastorie tradizionali custodi della memoria orale di una comunità”) senegalese, da anni in Italia, collaboratore di lusso e ospite – con la sua voce carica d’Africa e la sua capacità di attraversare ritmi e armonie che oscillano dal canto arabo al gospel, dalla canzone napoletana all’afro-beat – nei concerti e nelle tourné di Massimo Ranieri, Mauro Pagani, Ornella Vanoni, Ennio Morricone, Miriam Makeba, Raiz e Almamegretta, Luigi Cinque, Gavino Murgia, Fiorella Mannoia, e altri ancora.

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Di seguito la scheda dello spettacolo

 

“Galghi” – “La Barca”
Racconto musicale in tre atti

26 giugno e 2 luglio
Auditorium della Filarmonica di Roma

Da un’idea di Badarà Seck
Regia Ferdinando Vaselli
Collaborazione drammaturgica Luca Lancise
Coreografie Jean Diaye

Una barca di legno, un peschereccio a motore stipato di uomini, donne e bambini in fuga da guerre o povertà, o alla ricerca di un’opportunità.
Una barca di legno, lunga dieci metri e larga tre, trasformata in palcoscenico, in altare dedicato alla celebrazione di una sorta di liturgia musicale.
“Galghi” (“Barca”, nella lingua Wolof dell’Africa occidentale) è uno spettacolo teatrale e musicale che si muove tra questi due spazi, quello reale dei barconi di profughi o emigranti che solcano il Mediterraneo per sbarcare in Europa, e quello immaginario della scenografia e della drammaturgia che rimette in scena, per una volta, il viaggio.

A riunire i due spazi, gli attori. Anzi, i non attori: dieci rifugiati africani – uomini, donne e bambini – giunti in Italia e a Roma negli ultimi anni. E i loro racconti, la memoria del viaggio affrontato per arrivare qui.

Insieme a loro, una voce narrante e cinque musicisti, anche loro africani: un suonatore di kòra, l’arpa tradizionale senegalese, il ballophone, le percussioni, e le tastiere elettroniche per accompagnare anche con effetti sonori: quelli del vento che solca il mare, quelli delle onde o della bufera, le sirene dei soccorsi e le eliche degli elicotteri. Perché lo spettacolo sarà questo: un racconto in tre atti di una traversata, ricostruita mettendo insieme i racconti reali raccolti in questi mesi dalla voce di chi ha vissuto questi viaggi e oggi si trova a Roma: l’organizzazione di una imbarcazione, la speranza e la paura che accompagna gli accordi e i traffici per partire dalle coste africane, poi le giornate lungo il Mediterraneo o l’Oceano, i naufragi di amici o parenti, e gli approdi. Cosa si fa prima di partire, come si organizza una partenza coi trafficanti o con i “passeurs” e chi si lascia nel proprio Paese, quali madri o quali fratelli? Cosa si vive, s’immagina o pensa mentre si è in viaggio, talvolta senza mai aver visto prima com’è fatto il mare? Cos’è l’Europa quando sei in mezzo al blu aspettando una striscia di costa? I talismani che porti con te, la Bibbia o il Corano, le foto, i cellulari, le collane o i bracciali: tutto diventa memoria, frammento di ricordo e racconto.

A dirigere la parte musicale e a comporre i brani, è Badarà Seck.

I dieci “attori” sul palco saranno divisi tra veri rifugiati o immigrati e ballerini professionisti in grado di eseguire una coreografia fatta di movimenti del corpo e di messa in scena dei racconti reali vissuti dagli stessi attori e da altri rifugiati e immigrati che hanno trascritto e prestato le loro storie. Come una sorta di Coro greco, seguiranno ed eseguiranno il filo del racconto e della musica, suonata dai musicisti ospitati nel ventre di vetro trasparente dell’imbarcazione costruita e donata da un maestro scenografo, sul cui ponte si svolgono la recitazione e la coreografia. Lo spettacolo sarà messo in scena il 26 giugno ed il 2 luglio nell’Auditorium della Filarmonica di Roma in via Flaminia.

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