Vi presento Naji, the Godfather

13 volte in prigione, 10 anni e 3 mesi di carcere, 10 anni ‘regalati’ dalle Autorità israeliane, 3 mesi dall’autorità palestinese. Vi presento Naji, attivista palestinese del campo rifugiati di Deishe, Betlemme.
Parla svelto Naji, fuma velocemente, una sigaretta dopo l’altra, mentre racconta le sue storie possibili, oggi, in Palestina e nel villaggio globale del 2013. Racconta una storia diversa da quella ufficiale.
Parla di Fatah e dell’Autoritá Palestinese che sguazzano nella corruzione, di Hamas come una costola a stelle e strisce dei Fratelli Musulmani, narra di una Palestina ignorata dai politici politici palestinesi e schiacciata dall’esercito israeliano.
“Nel 2006 le elezioni erano tra Fatah e Hamas perché tutti gli altri erano in carcere” dice mentre ride sotto i suoi potenti baffoni:qui Naji é the Godfather.
Dal tetto di casa sua, con le stelle sopra e i coloni all’orizzonte, tutto è più chiaro. Betlemme, sulle mappe in Palestina, è completamente circondata da insediamenti coloniali:strategia medievale, ti circondano, poi sferrano l’attacco finale.
Naji è marxista, parla del Fronte di Liberazione che non esiste più, di una politica che è oppressione e abuso di potere, anche in Palestina. Naji è anticapitalista, ha capito che la Palestina non si libera da sola se il sistema a globale resta schiavo di droga, armi e mercato.
Naji è attivista, e parla degli anni di galera come fossero noccioline: ha amici e fratelli in carcere da 30,40 anni per essersi ribellato a governi Israeliano e palestinese, compagni morti perché credevano in una politica libera da compromessi mortali.
Naji è una star nel campo profughi di Deishe, le persone lo amano e lo proteggono dal potere che continua nell’intento di metterlo fuori dai giochi. È controllato, i suoi movimenti sono registrati, i politici intimano inutilmente alle associazioni di non lavorare con lui.
Lui racconta tutto questo, una sigaretta dopo l’altra, una telefonata ogni 300 secondi e sorride. Ci spiega, “il domani non è di chi si chiude nei recinti e ha paura, il nostro futuro è luminoso perché siamo giovani e liberi e combattiamo per la Palestina e per un mondo migliore”.

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