Lezione di “Finanza” di Christian Marazzi

Venerdì 16 Marzo alle 17 ospiteremo e parteciperemo  alla lezione di Christian Marazzi  all’interno del seminario della Lum “Proprietà Comune” eccezionalmente al Cinema Palazzo

 

Proprietà comune

 

 

Quest’anno la Libera Università Metropolitana propone un seminario dal titolo volutamente provocatorio: come può ciò che è rinchiuso nel privato e nel proprio diventare comune? È possibile per i movimenti che pretendono una trasformazione radicale dell’esistente fare un uso positivo del concetto di proprietà? Come si rompono le recinzioni della conoscenza, dell’immaginazione e della produzione? Quali sono gli strumenti teorici di cui ci dotiamo per definire che cosa è il comune?

 

Il procedimento che adottiamo è induttivo: si parte dalle lotte, dalle esperienze concrete che attraversano scuole, università, teatri e spazi pubblici per pensare o ripensare a livello filosofico, sociologico, economico e giuridico alcuni concetti che – lungo la traccia del tema della proprietà – abitano il nostro presente.

 

Il centro del discorso, dicevamo, è la proprietà, le tecniche di appropriazione e di espropriazione. Ne seguiremo la genesi, costeggiandone i contorni definiti dalla prime enclosures, rintracceremo le faglie prodotte dalla Rivoluzione Inglese per arrivare al contemporaneo. Nel contesto della crisi economica globale, come si qualifica la proprietà? Quali sono le tecniche che caratterizzano la nuova fase di ciò che Marx definiva «accumulazione originaria»? Rincorreremo le resistenze che vi si producono, nella proprietà, le opposizioni effettive che permettono di chiarire la differenza tra proprietà usonuove recinzioni libero accesso. Siamo anche consapevoli del fatto che a ogni tipologia proprietaria corrisponde una specifica modalità del potere – «power follows property»come è stata riassunta la scoperta di Harrington – così che l’affermazione della proprietà comune, dell’uso comune dei beni materiali e immateriali implica un potere costituente, ciò che con Spinoza chiamiamo la «potenza della moltitudine». Guarderemo ai corpi liberati dalle appropriazioni del potere bio-medico e della normazione sessuale, alle invenzioni prodotte dai commons contro le maglie della proprietà intellettuale, ai meccanismi di sabotaggio del debito individuale e nazionale che i governi dell’austerity vogliono farci pagare.

 

La Terza Repubblica, quella del Presidente, dei tecnici e della Bce, ci impone un ragionamento e una pratica politica di nuova natura. Non solo è decisivo, per i movimenti, collocare fin da subito l’azione su un terreno costituente, ma è anche fondamentale, per il pensiero critico, cogliere quali sono i nodi salienti della sfida. Lo statuto della proprietà è uno di questi nodi. Non è casuale, infatti, che il tema delle privatizzazione è il tema strategico del “riformismo” imposto, a mezzo di continui shock, dai mercati finanziari e di conseguenza dalla Bce. Pretesa, quella della Bce, che è stata avanzata, almeno in Italia, al seguito dell’affermazione referendaria del 12 e 13 giugno: ventisette milioni di donne e uomini hanno votato in difesa dell’acqua come bene comune. La risposta è stata immediata, prima il declassamento dei titoli di Stato operato dalle agenzie di rating, poi l’imperativo europeo delle privatizzazione dei servizi (mobilità, cultura, assistenza), delle risorse, del paesaggio, del patrimonio immobiliare.

 

Se è possibile immaginare e costruire una nuova Repubblica, la Terza Repubblica dei movimenti, è decisivo mettere in campo, teoricamente e dal punto di vista delle pratiche politiche, un nuovo statuto della proprietà, che si colloca oltre la tradizionale dicotomia pubblico/privato, il terreno di mezzo che sta tra le singolarità, che viene prodotto dalla loro cooperazione: la proprietà comune.


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