Il testamento di Jack

Peggio del grande gatsby il giro di ruota per Jack La Speranza non poteva finire peggio. Ci hanno raggiunto il cervello queste poche righe del delirio. Un deliquio posturbano con il quale minaccioso peggio delle nuvole che in certe giornate non proprio buone della Marmolada preannunciano la sciagura della natura a venire.
In quella valle il montanaro alza gli occhi al cielo guarda l’assenza di limpido e impreca con gli occhi la montagna bastarda. Così Jack rotola a valle quasi gli sembra d’essere giunto alla cima del monte, proprio quella da dove calava la luna di Pierangelo Bertoli. A un passo dalla cima, ma cade giù.
Nuovo icaro del sole verde cromato dei poker online, del casino e delle slotinquietudini da bar lo abbiamo visto lasciarci imprecando, sconfitto perfino da quella cavacicorie della signora Adele, antidoto popolare ai tentativi di lusinga di un elisir tanto ingannevole quanto amaro da mandare giù una volta sgamata la sòla dopo tante promesse.
Me ne vado adesso in giro concubino di nuove ipotesi al sapore di viaggio in terra straniera. Il Cile? Coltura e non cultura questo dilemma m’assilla più d’Amleto sulla tazza del cesso e senza cranio in mano. Quando hai fame che te magni un libro? Quando vai in banca e te devi fa un muto pe la casa… ma si spostiamoci pure a Recanati, una filiale di qualche tempo fa… che mai avrebbero potuto ipotecare la gobba di Leopardi? “La sua gobba è una fortuna di questi tempi, signore…”. Ma andiamo! Suvvia!
Monaldo, Monaldo, padre sofferente e sicuramente giocatore di ramino.
Io sto dalla sua parte povero padre marchigiano. La cultura che cerca l’infinito quando ormai non sei altro che finito. E adesso parla pure con la luna e guardate le siepi comunali. Tanto non se scopa manco oggi. Capito Giacomo? Allora dico se solo avesse avuto delle fiches Giacomo, lo avremmo potuto salvare. Se invece degli anni napoletani se fosse sparato gli anni di Saint Vincent ripeto, ribadisco, si sarebbe potuto salvare.
Discorsi, ipotesi più volte ripetute in questo quartiere paupersticamente popolare ancorato al suo passato come un macigno.
La cultura è passato. La coltura è futuro. E invece no! Mica se ne rendono conto che mandando via il progetto estremo del quale ero portatore sano hanno per prima rinunciato (macché a Satana)… ma lasciamo stare o meglio state accorti perché alla destra del padre ci sono io, adesso non stiamo ad indagare di quale padre si tratti, un padre è un padre. E comunque alla destra di quel padre ci sono io. E qualsiasi cosa facciate a me lo fate a lui, capito? Mi avete mandato via. E io olisticamente vi rispondo con quel famoso battito d’ali della farfalla… nulla senza conseguenza. Alcuni intellettuali la chiamano congiuntura io soltanto cazzi vostri. Oslo, il crollo delle borse, Amy Winehouse e adesso ha cominciato anche a piovere nel quartiere…. devo continuare? Arriverete a pregarmi per farmi smettere…
Se non lo avete ancora fatto questo piccolo collegamento ve lo suggerisco in raccomandata instabile senza ricevuta di ritorno.
Per il momento io alla destra del padre, il primo a mettermi sull’avviso: “La cultura? AHAAHAHHAAH. Non vorrai mica fare la fine di quel fottibove di Carducci!”. Lo ricordo come fosse oggi. Mi allungò con sorriso inquietante e brillante in un angolo impreciso del cristallino la prima fiche sussurrando: T’amo pio bove… che schifo! Puahhh. Altro che libri meglio che ti do questa. Robba che co tutte ste poesie va finire che mi t’inculi la vacca!”
A la prochain, intellettuali fottivacche!

Viziosamente Jack

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