Aprile 2013: Dallo spazio urbano come bene comune al diritto alla città

CICLO DI SEMINARI

Dalle pratiche del «comune» al diritto alla città

#2 incontro 

Dallo spazio urbano come bene comune al diritto alla città

10 Aprile, ore 17.00 – Nuovo Cinema Palazzo, San Lorenzo

 Con:

Claude Raffestin (Università di Ginevra)

M. Rosaria Marella (Università di Perugia)

Agostino Petrillo (Politecnico di Milano)

Enzo Scandurra (La Sapienza di Roma)

 

Ciclo di seminari promosso dal Nuovo Cinema Palazzo in collaborazione con l’Istituto Svizzero di Roma e la Libera Università Metropolitana (LUM)

 

La città è il luogo dove, con intensità sempre maggiore, si spazializzano le ingiustizie e proliferano le frontiere. Qui si riarticola il conflitto contemporaneo.

La trasformazione della relazione fra pubblico e privato è specialmente evidente nella gestione dello spazio urbano, dove il consumo di suolo causato dalle politiche di riqualificazione urbana e dalle dinamiche di gentrification determina effetti di esclusione di gruppi, classi, individui. Lo spossessamento dei cittadini dal bene comune-spazio urbano concorre al controllo dei corpi e alla costruzione delle identità che si muovono nella metropoli (Marella, 2012). La privatizzazione segna il passo e mostra una crescente incapacità di gestione complessiva delle città, dalla sua amministrazione ai servizi. La città dell’individualismo proprietario e della “progettazione per edifici” misura tutta la sua insufficienza a dare ragione dell’accumulazione di lavoro comune, di utilizzare le nuove tecnologie e di valorizzare appieno l’intelligenza della metropoli. A partire da questa lettura si può intendere il crescente potenziale conflittuale metropolitano (Petrillo, 2012).

Ripensiamo alla città come opera collettiva determinata dalle fitta trama d’interazioni tra soggetti sia nella contesa per gli spazi sia nelle dinamiche di accesso, rappresentazione, riproduzione. In questo senso, il diritto alla città non riguarda solo il controllo dei processi di urbanizzazione fisica, ma è diritto di riappropriarsi del processo materiale e immateriale di creazione urbana. Le variazioni dell’inclusione e dell’esclusione quindi non sono processi impersonali ma il risultato, a diversa scala, di relazioni tra Istituzioni e collettività che riorganizzano gli equilibri urbani.

Partiamo dall’occupazione di luoghi come il Nuovo Cinema Palazzo, restituiti a comunità sempre più ampie e reticolari capaci di attivare forme territoriali di autogoverno, piuttosto che dalla realtà dell’Aquila, dove si tratta di ricostruire dei rapporti e degli spazi. Come questi spazi contribuiscono a generare nuove relazioni e nuove fisicità urbane? Attraverso quali pratiche, esperienze e processi si amplificano gli spazi di cittadinanza? Come prende corpo sostanziale il diritto collettivo alla città tra messa in crisi della proprietà e ricostruzione del “comune”?

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