500 Lo Spettacolo

Assistendo ai concerti del Muro Del Canto vi sarà certamente capitato di ascoltare alcune delle affascinanti storie raccontate da Alessandro Pieravanti: storie di Roma, di periferia, racconti di vita, esperienze, sogni…
Oggi quelle storie (e moltissime altre) sono divenute un libro – 500 E altre Storie – che uscirà il 29 marzo e verrà presentato al Cinema Palazzo!
Ma non sarà la canonica presentazione, non sarà una performance teatrale, non sarà un concerto. Sarà 500 LO SPETTACOLO: uno speciale live set di musica, parole, e visual art tutto realizzato in diretta!
Con:

  • Domenico Migliaccio – live painting
  • Giancarlo Barbati – chitarra elettrica
  • Eric Caldironi – chitarra acustica
  • Federico JolkiPalki Camici – basso
  • Andrea Ruggiero – al violino
  • Alessandro Pieravanti – voce

E tanti altri ospiti a sorpresa!

Una serata multiforme da ascoltare e osservare, per ridere, riflettere, conoscersi e ricooscersi nelle storie che verranno raccontate.

 

Le fortune della vita

Benvenuto a questo mondo, pesi 3 chili e quarche etto e il dottore appena nato t’ha preso a pizze sur culetto.

Pare come un benvenuto, come ‘na presentazione: se voi l’aria a questo mondo so’ mazzate sur groppone.

Sei cresciuto tanto in fretta, e tu padre che è ‘n gran signore t’ha sempre preso a carci in culo pe’ continuà la tradizione.

Quando poi giocavi a palla, ecco ‘n’artro dispiacere, te obbligavano a sta’ zitto e ogni giorno a fa’ er portiere.

Annavi a scola dalle sore, che te ripetevano ‘a lezione, ave maria e padre nostro fino alla disperazione.

Poi un lavoro l’hai trovato dentro a n’amministrazione ‘ndo metti timbri tutto er giorno aspettando la pensione.

Hai sprecato li mejo anni in mezzo ad artri scontentati parevate tutti quanti de la tristezza li sordati.

Uno stipendio risicato che quasi quasi fai la fame, te basta a malapena pe’ comprà er magnà der cane.

Fatichi tutto er giorno maledici le otto ore ma non raggiungi lo stipendio de tu fijo spacciatore.

Daje, forza, sei arivato, hai raggiunto la pensione, c’hai vent’anni da sprecà davanti ‘na telepromozione.

C’hai li piedi rovinati, te so’ venuti pure i calli, non poi manco scenne ar bar a giocatte li cavalli.

Poi la malattia è avanzata e co’ quella li parenti che te vengono a trovà pe’ fatte fa’ li testamenti.

Mo hai finito de penà, sei diventato ormai ‘na stella, ma sei sepolto accanto a uno che portava jella.

Pure adesso a miglior vita che sei duro come un sasso, co’ ‘na mano fai le corna, e co’ l’artra gratti in basso.

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