Le proprietà collettive, ieri e oggi || Dalle pratiche del «comune» al diritto alla città

CICLO DI SEMINARI

Dalle pratiche del «comune» al diritto alla città

#3 incontro 

Le proprietà collettive, ieri e oggi

23 Aprile, ore 19:30 – Istituto Svizzero di Roma | Via Ludovisi 48

 Con:

Paolo Grossi

 

La civiltà giuridica generata, a fine Settecento, dalla rivoluzione francese ebbe una impronta inflessibilmente individualistica, trovando il suo fondamento e il suo cardine nella proprietà privata individuale. Questa era considerata il presidio più valido della stessa libertà dell’individuo, ed è significativo che, nell’articolo 17 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo con cui si avvìa a Parigi, nel 1789, il movimento rivoluzionario, venga senza mezzi termini qualificata come sacra.

È ovvio che una siffatta civiltà giuridica respingesse ogni dimensione collettiva come eversiva dell’ordine politico, tanto più se la si applicava alla appartenenza dei beni. L’unico modello socio-economico da tutelare era la proprietà individuale, tentando con ogni mezzo la eliminazione di esperienze alternative. E comincia da allora quella persecuzione per ogni forma di proprietà collettiva, che contraddistingue tutto il corso dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Dagli anni Cinquanta del secolo XX, ha preso campo un atteggiamento di maggiore consapevolezza.
Accanto alle proprietà individuali c’era una preziosa ricchezza da salvare, ricchezza di costumanze immemorabili, di plurisecolare lavoro collettivo, di valori alternativi sociali economici culturali giuridici, tutti meritevoli di essere conservati e irrobustiti quali espressione rilevante di una complessità sociale da riscoprire.
Orientato verso una valorizzazione di dimensioni diverse da quelle puramente individuali, è il movimento – vivacissimo in Italia da alcuni anni – tendente a sottrarre alcuni beni, funzionali alla realizzazione dei diritti fondamentali di ogni cittadino, dal potere di individui singoli e di gruppi particolari. È il problema dei cosiddetti beni comuni, di cui tanto si parla tra i giuristi e sul quale ci sono anche importanti iniziative parlamentari.

Paolo Grossi 
Giudice Costituzionale della Repubblica Italiana. È stato docente di Storia del diritto italiano presso l’Università degli Studi di Siena e docente di Storia
del diritto italiano medievale e moderno presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Firenze, di cui è stato Preside dal 1972 al 1975. Dal 2006 al 2009 è stato docente di Storia del diritto italiano medievale e moderno presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli.
Nel 1971 ha fondato – e diretto fino al 2002 – il Centro studi per la storia del pensiero giuridico moderno, editore della prestigiosa rivista Quaderni
fiorentini sulla storia del pensiero giuridico moderno. Ha ricevuto numerose lauree honoris causa in Giurisprudenza, tra cui quelle conferitegli dall’Università di Francoforte sul Meno, dall’Università di Stoccolma, dall’Università Autonoma di Barcellona, dall’Università Autonoma di Madrid, dall’Università di Siviglia, dall’Università di Bologna, dall’Università Federale di Rio Grande do Sul e dall’Università Federale di Paranà.
Tra le sue innumerevoli opere ricordiamo: Le situazioni reali nell’esperienza giuridica medievale, Cedam, 1968; Un altro modo di possedere. L’emersione di forme alternative di proprietà alla coscienza giuridica postunitaria, Giuffrè, 1977; La proprietà e le proprietà nell’officina dello storico, Giuffrè, 1988; L’ordine giuridico medievale, Laterza, 2006; L’Europa del diritto, Laterza, 200

Ciclo di seminari promosso dal Nuovo Cinema Palazzo in collaborazione con l’Istituto Svizzero di Roma e la Libera Università Metropolitana (LUM).

Maggiori informazioni sul ciclo di seminari: qui

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